Giovanni Boccaccio è una delle figure più influenti del panorama italiano e europeo, conosciuto prevalentemente per la sua opera “Decameron”. In Italia, insieme a Dante Alighieri e Francesco Petrarca, compone le Tre Corone della letteratura italiana, ponendo le basi dell’Umanesimo.
In questa mappa concettuale sulla biografia di Boccaccio vedremo:
Giovanni Boccaccio nacque tra giugno e luglio 1313 dalla relazione extra-coniugale del mercante Boccaccino (questo ha avuto molto peso sulla vita del poeta) a Firenze o Certaldo. Nel 1320 venne riconosciuto dal padre e grazie alla posizione sociale di quest’ultimo ha potuto iniziare gli studi.

Dopo gli anni di studio a Firenze, il padre di Boccaccio desiderava che anche il figlio continuasse la tradizione di famiglia come mercante perciò decise di portarlo a Napoli nel 1327.
A Napoli il poeta trovò un ambiente molto diverso, dove gli Angiò avevano costituito un ambiente cosmopolita in cui Boccaccio si interessò agli studi letterari nonostante il disappunto del padre. Lì iniziò gli studi di giurisprudenza dove seguì le lezioni del poeta e giurista Cino da Pistoia e approfondì la tradizione stilnovistica in lingua volgare. Inoltre, iniziò a frequentare la corte angioina dove scrisse alcune opere.
In questo periodo nacque la figura di Fiammetta, sicuramente facente riferimento a Maria d’Aquino.
Il periodo napoletano finì nel 1340 quando il padre lo richiamò a Firenze per motivi economici dati dal fallimento delle banche.
Quando Boccaccio tornò a Firenze trovò un ambiente provinciale che gli stava stretto, infatti in questo periodo scrisse delle lettere al suo amico napoletano Niccolò Acciaioli in cui gli diceva di voler tornare a Napoli.
Nonostante questo, Firenze rimaneva la città natale del poeta che ha ispirato le opere “Commedia delle ninfe fiorentine” e “Ninfale fiesolano” che portano il suo successo letterario ma che non bastò a migliorare la sua situazione economica, perciò Boccaccio si dovette spostare verso Ravenna. Lì soggiornò alla corte di Ostasio da Polenta e scrisse per il signore ravennate. Nel 1347 si spostò a Forlì presso la corte di Francesco II Ordelaffi dove compose la raccolta “Buccolicum Carmen”.
Tra la fine del 1347 e il 1348 il poeta tornò a Firenze, in cui era scoppiata la peste nera che fu centrale nella sua opera il “Decameron”.
Sempre nel periodo fiorentino Boccaccio si interessò alla figura di Petrarca che riuscì ad incontrare nel 1350 in occasione del Giubileo. Da quel momento nasce un rapporto molto stretto tra i due e ciò permise a Boccaccio di avvicinarsi all’Umanesimo diventandone il predecessore.
Sempre nello stesso periodo Boccaccio iniziò a lavorare per varie ambasciate. Ad esempio, nel 1351 il poeta avrebbe dovuto convincere Petrarca a stabilirsi a Firenze e accordarsi con Ludovico di Baviera per contrastare l’espansione di Giovanni Visconti, per conto della Signoria. Anche se non riuscì ad accordarsi con Petrarca la Signoria decise di continuare a collaborare con Boccaccio mandandolo ad Avignone da Innocenzo IV e nel 1359 a Milano dal signor Bernabò Visconti.
In questo periodo la vita di Boccaccio fu segnata da successi lavorativi ma anche da dolori nella sua vita privata: infatti, nel 1355 morì sua figlia Violante e il vecchio amico Acciaioli non lo aiutò ad ottenere una cattedra presso la corte di Giovanna di Napoli.
Il 1360 fu un anno di svolta poiché ci fu una congiura alla Signoria organizzata da persone vicine a Boccaccio e di conseguenza anche lui venne allontanato.
Nel corso degli anni 50 del 1300 Boccaccio scrisse cinque opere in latino e riuscì a diffondere la cultura umanistica anche grazie all’incontro con Leonzio Pilato, il quale venne accolto nello Studium della Signoria come professore di greco e ospitato da Boccaccio dal 1360 al 1362.
Viene denominato periodo fiorentino-certaldese il periodo che va dal 1363 alla sua morte (1375).

Gli ultimi anni della sua vita li passò a Certaldo nonostante potesse essere reintrodotto nelle attività pubbliche, per la sua salute cagionevole. Gli unici viaggi che fece furono per incontrare Petrarca (nel 1368), completare delle missioni per la Signoria e ritentare la fortuna a Napoli (tra il 1370 e 1371). Il momento di culmine del suo ritorno politico fu nel 1365 quando venne mandato alla corte papale di Avignone per confermare la lealtà dei fiorentini al papa.
Quando tornò a Certaldo aveva come obiettivi terminare le opere in latino e rafforzare la cultura umanistica grazie alla collaborazione dell'élite culturale con cui costituì il circolo di Santo Spirito.
Negli ultimi anni nonostante il peggioramento di salute il poeta continuò a lavorare per la poesia volgare soprattutto studiando la Divina Commedia, iniziando anche la sua lettura pubblica (incaricato dal comune di Firenze) che però rimase interrotta dovuta dalla morte del poeta nel 1375.