
Il manoscritto anonimo
La narrazione de I promessi Sposi deriva da un vecchio manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia. Nulla si sa dell’autore del manoscritto, ad eccezione del fatto che abbia seguito le vicende dei protagonisti da vicino. Manzoni si introduce nella narrazione rendendola un componimento di fantasia. Si crea, quindi, una duplice prospettiva: i fatti narrati dall’autore anonimo da un lato, i commenti e le riflessioni di Manzoni dall’altro, in chiave ironica e paternalistica.
I commenti dell’autore sugli sviluppi della storia risultano essere parte integrante della narrazione, rendendo più fluido e diretto il suo intervento, diventando narratore onnisciente.
La funzione del romanzo
Alessandro Manzoni ha dichiarato che la letteratura deve avere:
l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo
Il romanzo, quindi, deve attirare l’attenzione del lettore per la veridicità delle vicende, anche grazie alla finzione narrativa, purché vi sia una morale utile alla società.
La Provvidenza
La Provvidenza è resa da Manzoni il vero motore della vita dei protagonisti del romanzo: il male è presente e le forze contrapposte spesso rendono complicate le vite dei personaggi. Ma Dio non abbandona gli uomini e la fede, nell’opera manzoniana, permette di dare un senso alla storia. La Provvidenza agisce in modo misterioso, compiendo il suo scopo anche attraverso eventi dolorosi, ricollegando il tutto alla “provvida sventura”. Nella sua azione, la provvidenza, non segue gli stessi schemi che gli uomini protagonisti hanno della fede e questo crea una pluralità di visioni diverse: il vero volto della Provvidenza verrà illustrato solo alla fine del romanzo.
Un’altra caratteristica del romanzo manzoniano è l’assenza di “idillio”: manca il lieto fine tipico delle favole o dei racconti della tradizione letteraria, in nome del realismo a cui l'autore vuole ispirarsi.

La scelta del Seicento
Perché la Provvidenza potesse manifestarsi al massimo della sua espressione, era necessario che il contesto storico nel quale ambientare il romanzo fosse dominato dal male, dalla violenza e dall’ignoranza. Per questo il Seicento, caratterizzato dalla decadenza culturale, si prestava perfettamente ad essere il periodo giusto per Manzoni.
La Lombardia del XVII stava attraversando uno dei periodi più bui della storia: governata da una classe di corrotti, diventa lo scenario della guerra dei trent’anni. Inoltre, prima dello scoppio della terribile pestilenza degli anni 20, venne colpita da una forte carestia che aumentò il malcostume, le violenze e il fenomeno dei bravi, che si ritrovano nel romanzo.
Il paesaggio
Un ruolo fondamentale nel romanzo è ricoperto dal paesaggio Lecchese. Manzoni, infatti, segue la concezione del Romanticismo secondo la quale il paesaggio rappresenta le emozioni, sensazione e stati d’animo dei personaggi: per esempio, il paesaggio è oggettivo e realistico nel primo capitolo; nostalgico e profondo quando legato ai pensieri di Lucia; pauroso e minaccioso quando Renzo è pieno di timori, ansie e preoccupazioni; aspro, arido e minaccioso nella valle dell’innominato.
