Introduzione alla figura dei Gracchi e al loro contesto storico
La figura dei Gracchi rappresenta uno dei momenti più importanti della storia romana, in cui si manifestò la lotta tra la nobiltà e il popolo. Tiberio e Gaio Gracco, figli di una nobile e di un ex plebeo, furono i protagonisti di una serie di riforme che miravano a ridistribuire le terre dell'Agro pubblico ai contadini e a limitare il potere della nobiltà. Queste riforme furono osteggiate dal Senato, che pose il veto sulla loro approvazione, e portarono alla morte violenta di entrambi i fratelli. Il contesto storico in cui si inseriscono le riforme dei Gracchi è caratterizzato da una profonda crisi economica e sociale, che aveva portato alla formazione di un ceto di cavalieri e alla corruzione dei proconsoli e dei propretori.
La riforma agraria dei Gracchi
La riforma agraria dei Gracchi rappresenta uno dei punti centrali del loro programma politico. Essi ritenevano che le terre dell'Agro pubblico dovessero tornare ai contadini, che avrebbero potuto coltivarle in collaborazione con lo Stato. In questo modo, le terre sarebbero rimaste inalienabili e si sarebbero privati i latifondisti dei loro possedimenti. Tuttavia, il Senato si oppose a questa riforma, poiché avrebbe minato il potere della nobiltà e avrebbe portato alla formazione di un ceto di piccoli proprietari terrieri. Inoltre, l'esercito avrebbe perso la partecipazione dei contadini, che costituivano la maggior parte dei soldati.
La lotta tra nobiltà e popolo
La lotta tra nobiltà e popolo rappresenta il contesto storico in cui si inseriscono le riforme dei Gracchi. La nobiltà, costituita dalle famiglie i cui membri erano stati consoli o pretori, deteneva il potere politico ed economico. Il popolo, invece, era costituito dai plebei, dai cavalieri e dai contadini. I Gracchi rappresentavano la voce del popolo, che vedeva tutti arricchirsi tranne loro. La nobiltà, invece, difendeva i propri interessi e si opponeva alle riforme dei Gracchi, che minavano il loro potere.
La corruzione dei proconsoli e dei propretori
La corruzione dei proconsoli e dei propretori rappresenta uno dei problemi principali del contesto storico in cui si inseriscono le riforme dei Gracchi. Questi funzionari pubblici erano spesso incolpati di corruzione, ma venivano sempre assolti dal tribunale della Questio perpetuae de repetundis, poiché erano parte dello stesso ceto sociale della nobiltà. La corruzione dei proconsoli e dei propretori portava alla formazione di un ceto di cavalieri, che facevano fortuna grazie agli appalti e alla riscossione delle imposte.
La formazione del ceto dei cavalieri
La formazione del ceto dei cavalieri rappresenta uno dei fenomeni più importanti del contesto storico in cui si inseriscono le riforme dei Gracchi. Questo ceto era costituito da plebei o liberti che avevano fatto fortuna grazie agli appalti e alla riscossione delle imposte. I cavalieri rappresentavano una classe sociale emergente, che cercava di accrescere le proprie ricchezze e di ottenere maggiori privilegi. La formazione del ceto dei cavalieri portò a una modifica della piramide sociale, che si divise in nobiltà, cavalieri e popolo.