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L'epoca giolittiana segna un periodo di trasformazioni in Italia con riforme come il suffragio universale maschile e la previdenza sociale. La politica estera aggressiva e il colonialismo in Libia hanno però generato tensioni, portando alla fine dell'era Giolitti e all'ascesa dei nazionalisti.
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per riprendere la politica espansionistica
per creare un impero
giolitti riuscì nell'impresa
non ottenne solo la libia ma anche alcune isole del dodecaneso e di rodi
però non fu un successo perchè quelle zone erano aride e quindi non coltivabile
tra tutti i votanti c'era pure la chiesa con il quale gentiloni fece un accordo
l'accordo diceva che si sarebnero impegnati contro il divorzio e la difesa delle scuole cattoliche
L'era giolittiana, che si estende dal 1901 al 1914, è un periodo di profonde trasformazioni per l'Italia, guidate dallo statista Giovanni Giolitti. Durante questo tempo, il paese ha avviato un processo di modernizzazione che ha toccato vari aspetti della vita nazionale. Tra le riforme più significative vi è l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1912, che ha esteso il diritto di voto a tutti i cittadini maschi adulti, segnando un passo fondamentale verso l'espansione della democrazia. Parallelamente, sono state introdotte misure di previdenza sociale per proteggere i lavoratori e le loro famiglie in un'epoca di rapida industrializzazione, contribuendo a mitigare le tensioni sociali e a promuovere la stabilità.
L'ambizione di Giolitti di posizionare l'Italia come potenza internazionale si manifesta con la politica estera aggressiva, che ha portato alla conquista della Libia nel 1911. Questa mossa ha segnato l'inizio dell'impero coloniale italiano e ha cercato di stabilire l'Italia come attore influente nel Mediterraneo e in Africa. Nonostante le difficoltà, come la resistenza delle popolazioni locali e le sfide logistiche e diplomatiche, la presa della Libia ha rafforzato il sentimento nazionale e ha avuto un impatto significativo sulla politica interna, nonostante le critiche per i costi umani e finanziari dell'impresa.
L'era giolittiana è stata segnata anche da contrasti interni che hanno infine portato alla caduta di Giolitti nel 1914. La sua politica di neutralità, soprattutto all'avvicinarsi della Prima Guerra Mondiale, ha incontrato l'opposizione di gruppi nazionalisti e cattolici, che desideravano un ruolo più attivo dell'Italia nel conflitto imminente. Queste tensioni hanno culminato con le dimissioni di Giolitti e l'ascesa di Antonio Salandra, il quale ha rappresentato gli interessi di coloro che criticavano la politica estera giolittiana e cercavano un approccio più interventista.
Nel 1912, l'Italia ha compiuto un passo decisivo verso la democratizzazione con l'introduzione del suffragio universale maschile. Questa riforma ha notevolmente ampliato la base elettorale, ma ha anche generato tensioni con la Chiesa cattolica, che temeva la perdita di influenza. Il governo ha cercato di mitigare queste tensioni attraverso accordi che prevedevano la difesa delle scuole cattoliche e l'opposizione al divorzio, dimostrando come le questioni sociali e religiose fossero interconnesse con la politica dell'epoca.
L'inizio del XX secolo ha visto un'intensa ondata di emigrazione dall'Italia, con milioni di italiani che hanno lasciato il paese per cercare opportunità migliori all'estero, in particolare nelle Americhe. Questo fenomeno ha avuto un impatto profondo sulla società italiana, riducendo la pressione demografica nelle regioni più povere, ma anche causando la perdita di forza lavoro e influenzando la cultura e l'economia sia in Italia che nelle comunità di emigrati.
Durante l'era giolittiana, il nazionalismo italiano ha guadagnato terreno, promuovendo ideali di grandezza e politiche espansionistiche ispirate all'antica Roma. Giolitti, tuttavia, era cauto nel coinvolgere l'Italia in conflitti internazionali, preferendo una politica estera basata sul dialogo e la cooperazione. Con la sua caduta, i nazionalisti hanno acquisito maggiore influenza, spostando la politica italiana verso una direzione più assertiva e militarista, che avrebbe avuto ripercussioni significative nel periodo che portò alla Prima Guerra Mondiale e oltre.
Tiziano
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