Le origini del termine
Il termine ermetismo fu coniato da Francesco Flora nel 1936, egli mise a paragone la difficoltà riscontrata nel capire ed interpretare il linguaggio dei poeti ermetici con la concezione mistica della parola che fa riferimento ad un personaggio leggendario del periodo ellenistico Ermete Trismegisto. Ad Ermete sono stati attribuiti molti testi di carattere filosofico-misterico e spirituali con varie influenze del mondo dell’antico Egitto. Egli era considerato un dio delle scienze nascoste, segrete ed occulte in analogia con il linguaggio nascosto e poco interpretabile degli scrittori ermetici.
Le influenze dell’Ermetismo
L’ermetismo fu influenzato da più correnti culturali e letterarie. Gli scrittori ermetici seguirono le esigenze espressive del simbolismo francese, ma anche il modello del decadentismo francese, surrealismo e simbolismo di Pascoli. Alcune influenze arrivarono anche dai vociani, scrittori della rivista La Voce, che ispirarono gli ermetici sia nelle tecniche espressive che nella concezione della poesia come illuminazione, attimo e frammento. In questo contesto anche la metafisica diede il suo contributo: la tensione verso il silenzio e l’assenza, un senso misticheggiante e quasi religioso.
Lo stile ed il linguaggio dell’Ermetismo
Lo stile ermetico è uno stile caratterizzato da un linguaggio molto chiuso e difficile, connotato da una profonda introspezione, che rifiuta il carattere reale e storico, l’impegno sociale e politico poiché cercava di allontanarsi dalla cultura fascista dell’epoca. Proprio per il contesto storico, l’ermetismo si proponeva di assumere una connotazione molto minimalista ed essenziale. Gli ermetici vogliono dare il giusto senso alla parola, risemantizzarla, quindi propongono l’ideale di poesia pura abbandonando lo scopo educativo e pratico disillusi dalle false idee positivistiche.
L’uomo dell’epoca è sfiduciato poiché vive in un mondo di guerre e disastri, per questo la loro poesia è una poesia di stati d’animo con un linguaggio evocativo ed interiore. Esistono due filoni ermetici: il movimento cattolico o purista e quello laico o storicista. La differenza tra questi due filoni risiede nel modo in cui percepiscono il tema dell’assenza e la sua analogia con l‘attesa. Per i cattolici o puristi l’analogia assenza/attesa è vista con lontana dalla realtà mentre quella storicista è una visione più concreta e vicina alla realtà.
Il linguaggio ermetico è caratterizzato da una pluralità di significati che rende difficile la comprensione del testo. Vengono usate parole ricercate ma non è questa la peculiarità del linguaggio, anche se il lessico è semplice, ciò che risulta difficile è capire l’allegoria, il significato, la percezione che il poeta vuole comunicare.
I protagonisti
I protagonisti dell’ermetismo possono essere suddivisi in due gruppi: i critici e i poeti.
Tra i poeti più importanti si distinguono Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo e Mario Luzi. Per quanto riguarda la critica, si ricorda Carlo Bo per il suo discorso “La letteratura come vita” del 1938, considerato il manifesto ermetico della poesia intesa come momento dell’assoluto.
