Feedback
What do you think about us?
Your name
Your email
Message
La rivoluzione industriale, iniziata in Inghilterra tra il 700 e l'800, ha trasformato l'agricoltura, l'industria e la società, portando all'introduzione della macchina a vapore e al cambiamento del tessuto urbano e sociale con la nascita della classe operaia e la trasformazione delle città.
Show More
IN INGHILTERRA
POSSIBILITÀ ECONOMICA PER SOSTENERE LA NASCITA DELLE INDUSTRIE
MAGGIORE CONOSCENZA DEI MATERIALI E DEL LORO SFRUTTAMENTO
CREAZIONE DI SOBBORGHI PER OPERAI CON CONDIZIONI DI VITA PRECARIE
LA BORGHESIA PRODUTTIVA SI SOSTITUISCE ALL’ARISTOCRAZIA
NASCE LA “CLASSE OPERAIA”
CENTRO: ZONA RESIDENZIALE, NEGOZI E CENTRO STORICO
PERIFERIA: FABBRICHE E CASE DEGLI OPERAI AMMASSATE TRA LORO
Priva di precisi limiti cronologici, la rivoluzione industriale viene collocata dagli studiosi tra la metà del 700 e la metà dell’800 e partendo dall’Inghilterra si diffuse a macchia d’olio in tutta Europa.
L’Inghilterra si rivelò terreno fertile in quanto fu la prima nazione ad importare un’agricoltura mirata non all’autosufficienza ma al profitto; nel periodo elisabettiano l'Inghilterra era passata da paese povero a padrone dei mari, dunque aveva la possibilità economica per spingere la rivoluzione, accelerata da una domanda sempre più alta di beni di largo consumo che favorì la nascita di impianti industriali e di nuovi macchinari.
L’utilizzo del metodo scientifico portò ad una maggiore conoscenza degli europei in merito alla natura, ai materiali, alle loro proprietà, che permisero il loro sfruttamento e la messa a punto di conoscenze tecniche e tecnologiche che vennero applicate alle fabbriche tessili e siderurgiche.
L’innovazione più importante fu senz’altro l’introduzione della macchina a vapore, che permise di superare il lavoro manuale, utilizzato fino a quel momento, in funzione del lavoro meccanizzato. La rivoluzione industriale, infatti, è considerata da alcuni studiosi come il culmine di una serie di cambiamenti economici, sociali e tecnologici con la quale l’Europa fu destinata a diventare la zona più ricca e sviluppata del mondo.
La rivoluzione industriale provocò un’importante crescita demografica e un forte abbattimento dei tassi di mortalità grazie al debellamento di malattie come colera e peste. D’altra parte, però, la nascita di centri urbani industriali comportò l’esodo della popolazione delle campagne alle città, attorno alle quali si crearono grandi sobborghi formati dagli operai che lavoravano all’interno delle fabbriche.
Si trattava di interi quartieri formati da case “popolari” che ospitavano più famiglie, le cui condizioni di vita estremamente precarie hanno ispirato letteratura, politica, filosofia (Zolà e Dickens, Marx ed Engels).
Ad ogni modo, nonostante una prima fase di problematiche generali, a lungo andare la rivoluzione creò condizioni di benessere per tutta la popolazione, anche per le classi sociali meno abbienti. Anche dal punto di vista della stratificazione sociale si assiste al declino dell'aristocrazia in favore della borghesia produttiva e alla formazione di una nuova classe sociale, definita da Marx classe operaia, che riuscirà a conquistare un peso sociale e politico rilevante anche per i secoli a venire.
Con la rivoluzione industriale le città videro cambiare in maniera sostanziale la loro fisionomia. Le mura vennero abbattute per far posto alle nuove fabbriche e alla manodopera che si trasferiva dalle campagne. Anche i paesi rurali modificarono la propria fisionomia, evolvendosi a città industriali.
La città industriali erano costituite da un centro, composto dal centro storico, con quartieri residenziali e negozi e la periferia, composta da fabbriche e quartieri operai con le loro rispettive case, ammassate tra loro per tentare di sfruttare il più possibile gli spazi.
Algorino
Edit available