La fuga del Re
Il 14 luglio 1790 durante la celebrazione dell'anniversario della Presa della Bastiglia, Luigi XVI e Maria Antonietta giurarono la loro fedeltà alla Francia e alla sua Costituzione. La realtà però era ben diversa: era solo sabbia che i sovrani gettarono negli occhi del popolo, mentre pianificavano e speravano in un ritorno al passato.
Ma il loro tentativo di fuga a Varennes tra il 20 e il 21 giugno 1791, che mirava a raggiungere una piazza filomonarchica e organizzare una controrivoluzione per riprendere il potere, svelò l’ostilità dei sovrani nei confronti della Rivoluzione. Il tentativo infatti fallì, la famiglia reale venne arrestata e ricondotta a Parigi, nel palazzo delle Tuileries, mentre il disprezzo dei cittadini e dei rivoluzionari iniziò a crescere a dismisura.
A seguito di questo evento, il Club dei Cordiglieri (estremisti rivoluzionari) decise di redigere una petizione con la quale chiese la fine della monarchia a favore della repubblica. Il 17 luglio, nonostante i divieti imposti dai difensori della monarchia costituzionale, i parigini decisero di appoggiare l’iniziativa dei Cordiglieri e si radunarono a Campo di Marte per manifestare. Quando la Guardia nazionale arrivò per fronteggiare i manifestanti, scoppiò una rivolta (nota come Eccidio del Campo di Marte), che portò ad una spaccatura definitiva tra i rivoluzionari radicali e quelli moderati.

La Costituzione del 1791
Il 13 settembre 1791 il re ratificò la Costituzione, basata sui principi di Rousseau e Montesquieu.
Secondo la nuova riforma, la monarchia aveva poteri limitati: il sovrano deteneva il potere esecutivo e aveva il compito di nominare alcuni ministri, mentre il potere legislativo veniva posto nelle mani dell'Assemblea Legislativa, in sostituzione della precedente Assemblea nazionale costituente. La Francia divenne a tutti gli effetti una monarchia costituzionale.
La disastrosa situazione politica e sociale in cui la Francia versava provocò l'emigrazione della popolazione (in gran parte nobili) e iniziò a preoccupare gli Stati limitrofi, in quanto indice della diffusione a macchia d’olio degli ideali rivoluzionari.
Per cercare di contenere il fenomeno all’interno dei confini francesi, il 27 agosto 1791 l'imperatore Leopoldo II e Federico Guglielmo II re di Prussia promulgarono la Dichiarazione di Pillnitz, con la quale avvisavano le potenze europee del pericolo della Rivoluzione, invitandole ad abbracciare la causa affinché Luigi XVI potesse tornare ad avere il potere esclusivo. Sebbene la Dichiarazione avesse come intento solo quello di intimorire i rivoluzionari francesi, venne interpretata come una vera e propria dichiarazione di guerra.
L’entrata in guerra della Francia
A Luigi XVI era chiaro che lo scoppio di una guerra avrebbe sbaragliato il disorganizzato esercito francese, sconfiggendo i rivoluzionari e riportando i pieni poteri al sovrano; dunque il 20 aprile 1792, su proposta del re e dopo una votazione dell'Assemblea Legislativa, la Francia dichiarò guerra al re di Ungheria e di Boemia, Francesco II, con cui si alleò la Prussia pochi mesi dopo.
Nel frattempo, i sovrani francesi decisero di mettere in atto uno stratagemma per tentare di salvaguardare la propria incolumità: fecero pubblicare un proclama destinato ai parigini ma attribuito al comandante dell’esercito austro-prussiano in cui venivano promesse gravi conseguenze per chiunque avesse attentato alla vita dei sovrani. I cittadini insorsero, corroborando l’idea che il re fosse in combutta con il nemico.

La proclamazione della Repubblica
La notte del 9 agosto un corteo di insorti capeggiato da Marat, Danton, Robespierre e altri, irruppe nel Municipio di Parigi; il Consiglio Comunale venne destituito e sostituito con la Comune Insurrezionale; il giorno dopo i rivoluzionari si spostarono verso il palazzo delle Tuileries: il re venne imprigionato in attesa di un processo.
Nel frattempo venne dichiarata deceduta la monarchia e venne convocata una nuova assemblea costituente, la Convenzione nazionale, che avrebbe dovuto stilare una nuova Costituzione.

Il 20 settembre 1792, con l’esercito austro-prussiano che incombeva sui confini riportando vittorie ovunque, la Convenzione nazionale abolì la monarchia e proclamò la Repubblica. Cominciò così una nuova fase per l’esercito francese che, capeggiato da nuovi generali filorepubblicani e mosso da nuovi ideali, riuscì a riportare vittorie schiaccianti, frenando l’avanzata del nemico e diffondendo i suoi ideali rivoluzionari. Il 20 novembre 1792 iniziò il processo del Re, che fu dichiarato colpevole.
La sua condanna fu l’esecuzione pubblica mediante un nuovo strumento di morte, destinato a diventare il simbolo della Rivoluzione francese: la ghigliottina.