La rivoluzione di Febbraio
Nel 1917 la Russia era in difficoltà a causa delle sconfitte e delle difficili condizioni durante il periodo bellico. La partenza dello zar Nicola II aveva come obiettivo quello di condurre le campagne militari personalmente nonostante il paese avesse perso compattezza.
La scintilla avvenne durante una domenica di sangue del 1905 quando la polizia sparò sulla folla a San Pietroburgo uccidendo i manifestanti. Dal 18 febbraio iniziarono una serie di scioperi e manifestazioni ma Nicola II ordinò la repressione e si oppose ai rivoltosi. In seguito, mentre i manifestanti assediarono i luoghi principali, a Mosca scoppiò la rivolta che portò alla caduta della città. Nicola II abdicò e l’intera famiglia fu arrestata ponendo fine alla dinastia Romanov.

Il rientro di Lenin e le tesi di Aprile
I Bolscevichi e la rivoluzione di febbraio
Il ruolo dei Bolscevichi non era considerato fondamentale durante la rivoluzione di febbraio, infatti, il partito non aveva dirigenti in quanto erano tutti o prigionieri o rifugiati all’estero. Lenin, capo del partito, decise di tornare in Russia ma sia la Francia che il Regno Unito si rifiutarono di concedere il visto di transito in quanto non volevano che creassero un’ alleanza con la Germania. Quest’ultima infatti concesse il permesso e Lenin fece il suo rientro a Pietrogrado acclamato da una folla enorme.

Le tesi di Aprile
Il 4 aprile 1917, Lenin espose le dieci linee guida del partito Bolscevico in cui sosteneva l’interruzione della guerra, l’occupazione da parte dei contadini delle terre dei grandi latifondisti e la fine del dualismo dei poteri da parte del proletariato. Da partito Bolscevico si passò al Partito Comunista Russo.

Le giornate di Luglio
Con il passare del tempo, le contraddizioni inerenti alla complessa situazione della Russia divennero sempre più evidenti dopo il febbraio 1917.
Il fronte e le città
Mentre a Pietrogrado si svolgeva un’importante manifestazione filo-governativa, iniziò un'offensiva militare sul fronte russo-tedesco per dimostrare alle potenze dell'Intesa la volontà di continuare la guerra della Russia. Nelle città la situazione era in crisi, i rifornimenti scarseggiavano e i prezzi aumentarono causando una forte inflazione della moneta. Nonostante l'economia fosse in rovina, i profitti delle imprese coinvolte nella produzione della guerra crescevano vertiginosamente.
La rivoluzione fallita di Luglio e il governo Kerensky
Dopo aver ottenuto l'appoggio degli operai industriali, i soldati si recarono nella sede del partito bolscevico per insorgere contro il governo durante una manifestazione di protesta. Nonostante la considerazione dell'azione prematura, i Bolscevichi non osarono opporsi alla volontà delle masse e iniziarono un tentativo rivoluzionario represso rapidamente.
Il presidente del Consiglio L'vov, stabilì un'azione più incisiva da parte del governo nei confronti dei contadini che occupavano illegalmente le terre dei proprietari terrieri. L’obiettivo di Kerenskij era quello di farsi assegnare la carica di primo Ministro presentandosi come l'unico in grado di salvare il paese con ampi poteri su varie giurisdizioni.

Il Consiglio di Stato
Nel Gran Teatro di Mosca, si riunì un'assemblea di circa 2000 persone, scelte dal governo stesso, a cui fu dato il nome di "Consiglio di Stato". Tutti i partiti erano presenti ad eccezione di quello Bolscevico e più della metà dei partecipanti erano grandi proprietari terrieri, industriali e commercianti. Il generale Kornilov, nominato da Kerenskij, abbandonò senza combattere la città di Riga all'esercito tedesco, mettendo in pericolo la capitale Pietrogrado, e cominciò a raccogliere le truppe considerate fedeli con l’obiettivo di farle marciare sulla capitale.
Kerensky, resosi conto delle intenzioni del generale, lo dimise spacciandosi per il salvatore della rivoluzione, ma Kornilov non accettò gli ordini di Kerensky e stabilì di far marciare un corpo di cavalleria su Pietrogrado.