I terremoti sono fenomeni naturali studiati da una branca della geofisica cioè la sismologia. Sono definite come bruschi e improvvise vibrazioni e movimenti della crosta terrestre che sprigionano enormi quantità di energia.

In questa mappa concettuale descriveremo:
La crosta terrestre è stata suddivisa in aree o placche tettoniche in funzione della teoria della tettonica a placche. Queste placche sono dette tettonicamente attive cioè in costante ma lieve movimento a causa dei moti convenzionali del mantello terrestre. Le aree tettoniche non si muovono tutte nella stessa direzione quindi possono sfregarsi e collidere in modo lieve. Questo costante stress meccanico si traduce in un accumulo di energia e, quando quest’ultimo risulta maggiore della resistenza della placca terrestre (carico a rottura), si verifica un terremoto con conseguente rilascio di una grandissima quantità di energia.
Le aree tettoniche sono localizzate in luoghi ben precisi caratterizzati dalla presenza di fosse abissali, lungo le dorsali oceaniche. I terremoti che si manifestano tra le placche tettoniche sono detti terremoti tettonici. Si possono verificare, anche se più raramente terremoti dovuti ad eventi di tipo vulcanico o per l’accumulo di masse d’acqua nelle dighe.
Qualche volta i terremoti possono essere preannunciati da sciami sismici ripetuti nel tempo, che preparano al terremoto vero e proprio, altre volte invece si verifica un’unica scossa potente e dannosa.
In base all’intensità del terremoto, l’area interessata può avere un’estensione più o meno vasta. In entrambi i casi è possibile determinare il punto di origine delle onde sismiche.
L’IPOCENTRO è infatti definito il punto in cui hanno avuto origine i movimenti sismici o addirittura la frattura o faglia.
Si definisce EPICENTRO invece, il punto in cui si manifestano gli effetti più gravi o disastrosi sulla crosta terrestre, è infatti calcolato come la proiezione verticale dell’ipocentro sulla crosta terrestre.

Le faglie come già anticipato sono delle fratture della crosta terrestre che si originano in seguito alla fagliazione. L’eccessivo stress meccanico causato dai movimenti tettonici causa la rottura della crosta terrestre. Si possono distinguere diversi tipi di faglia in funzione dell’energia, del tipo di roccia e della faglia stessa.
Le onde sismiche sono onde di tipo elastico generate in seguito ad eventi naturali come i terremoti. Si distinguono tre tipi di onde sismiche:
- Onde di compressione o longitudinali (P)
- Onde di taglio o trasversali (S)
- Onde superficiali (R e L)
Le onde P sono anche dette onde primarie, si originano dall’ipocentro, si propagano nel mezzo che attraversano. Le particelle della crosta terrestre oscillano nella direzione in cui si propaga l’onda cioè in avanti o indietro, si manifestano con eventi di compressione o dilatazione. Attraversano sia liquidi, gas e solidi e creano anche variazione di volume.
Le onde S, dette secondarie, non interessano i gas e i fluidi e non causano variazioni di volume. Si propagano solo nella materia solida in modo perpendicolare rispetto alla direzione dell’onda stessa (su/giù), sono meno veloci delle onde P e anch’esse si originano nell’ipocentro.
Le onde superficiali o onde terziarie infine sono molto complesse poiché sono la fusione delle onde S e P, si manifestano a distanze maggiori, lontano dall’epicentro e sono quelle che provocano enormi danni.
Gli strumenti utilizzati per rilevare le onde sismiche e misurarne l’intensità sono i sismografi, posizionati a distanze definite sul territorio.
L’intensità di un terremoto viene valutata sulla base di tre diversi metri di misura cioè le scale sismiche: la scala Richter, Mercalli e la scala di magnitudo del momento sismico. Lascala Richter fornisce una stima dell’energia sprigionata da un terremoto, lascala Mercalli invece valuta i danni che un terremoto può portare mentre la scala di magnitudo del momento sismico da un’informazione sull’energia sprigionata.
