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Il cavaliere inesistente di Italo Calvino narra di Agilulfo, un'entità senza corpo che vive attraverso la sua armatura. La sua esistenza è legata alla fede e al rispetto delle regole cavalleresche. Insieme a personaggi come Rambaldo, Bradamante e Gurdulù, si dipana una storia di ricerca della perfezione, amore e identità.
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AGILULFO EMO BERTRANDINO DEI GUILDIVERNI E DEGLI ALTRI DI CORBENTRAZ E SURA
UN'ARMATURA VUOTA ANIMATA SOLO DALLA SUA FORZA DI VOLONTA' E FEDE VERSO CARLO MAGNO
SUOR TEODORA DELL'ORDINE DI SAN COLOMBANO
SI SCOPRE ESSERE BRADAMANTE INNAMORATA FOLLEMENTE DI AGILULFO
VUOLE VENDETTA PER IL PADRE UCCISO DA ISOARRE
LA SCELTA DEL SUO SCUDIEROGURDULU'
IL BARONE RAMPANTE, IL VISCONTE DIMEZZATO E IL CAVALIERE INESISTENTE
CALVINO OTTENNE NEL 1960 IL PREMIO DEL SALENTO
SOFRONIA, LA DONNA CHE AGILULFO AVEVA SALVATO ERA SUA MADRE
IL TITOLO DATO AD AGILULFO NON ERA VALIDO
LA DONNA CHE AVEVA SALVATO NON ERA VERGINE
CHE LASCIARONO AGILULFO INTERDETTO ED INCREDULO
PARTI' ALLA RICERCA DI SOFRONIA PER SMENTIRE QUESTE AFFERMAZIONI
ERA FIGLIA DEL RE DI SCOZIA E DI UNA CONTADINA
TORRISMONDO ERA FIGLIO DELLA REGINA DI SCOZIA E DEL SACRO ORDINE
LEGAMI DI PARENTELA TORRISMONDO E SOFRONIA POTEVANO AMARSI
UN DUELLO UCCIDE IL SUO "PORTA-OCCHIALI"
ISOARRE SI TRAFIGGE CON UNA LANCIA AVVERSARIA
LA SUA VISTA ERA OFFUSCATA DALLA MIOPIA SENZA GLI OCCHIALI
CADE IN UN'IMBOSCATA E VIENE SALVATO DA UN CAVALIERE
SI SCOPRA ESSERE UNA DONNA, BRADAMANTE
PERO' DI AGILULFO
ERA STATA CEDUTA DA AGILULFO A RAMBALDO
CHE FOSSE AGILULFO SI ABBANDONO' NELLE BRACCIA DEL CAVALIERE AD OCCHI CHIUSI
SOLO QUANDO LI APRI' SI RESE CONTO CHE ERA RAMBAUDO E SCAPPO' INFURIATA
Il protagonista del romanzo di Calvino è il cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez, Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura. Il cavaliere riusciva a vestire e animare un’armatura vuota con la sua fede nelle imprese di Carlo Magno e la forza di volontà. Agilulfo venne notato e avvicinato da un giovane di nome Rambaldo di Rossiglione durante la guerra di Carlo magno contro i Mori.
Il giovane Rambaldo motivato dalla vendetta si arruolò nell’esercito di Carlo Magno ma il suo scopo principale era quello di vendicare la morte di suo padre il marchese Gherardo, avvenuta per mano dell’argalif Isoarre a Siviglia. Durante uno dei viaggi dell’esercito di Carlo Magno, Agilulfo incontrò un vagabondo di nome Gurdulù che successivamente diventerà il suo scudiero. In questo modo i due si completavano: Agilulfo privo di individualità fisica che Gurdulù possedeva e quest’ultimo privo di individualità di coscienza che invece il protagonista aveva in abbondanza. La narratrice dell’intero romanzo è Suor Teodora dell'ordine di San Colombano, incaricata dalla madre superiora.
Durante la battaglia, Rambaldo mosso dal sentimento di vendetta cerca a tutti i costi di combattere contro Isoarre. Rambaldo credette di averlo trovato e cominciarono a combattere; l’avversario ebbe la peggio ma si scoprì che egli non era Isoarre ma soltanto il suo “porta occhiali”. Infatti, Isoarre essendo molto miope poteva duellare soltanto indossando i suoi occhiali. Il suo “porta occhiali” durante il duello con Rambaldo ruppe gli occhiali di riserva e così Isoarre casualmente si infilzò in una lancia di un nemico non riuscendo più a vedere nulla.
Successivamente Rambaldo vittima di un’imboscata venne fortuitamente salvato da un cavaliere con un’armatura pervinca, che una volta averlo accompagnato all’accampamento si rivelò essere una donna bellissima, Bradamante, di cui si innamorò a prima vista follemente. Bradamante però a sua volta vide il cavaliere inesistente Agilulfo, e se ne innamorò poichè lo considerava l’essere più perfetto che avesse mai visto, sia come uomo che cavaliere.
Un giovane di nome Torrismondo durante un banchetto si lasciò andare a delle dichiarazioni che lasciarono Agilulfo interdetto ed incredulo:
- Sofronia, la figlia del re di Scozia che il cavaliere aveva salvato dai briganti, non era vergine all’epoca ma anzi era sua madre (madre di Torrismondo),
- quindi il titolo di cavaliere che era stato dato ad Agilulfo, dopo questa notevole impresa era nullo, poiché la donna non era vergine.
Agilulfo quindi decise di smentire quelle rivelazioni e portare alla luce la verità, così si mise in viaggio per trovare Sofronia, seguito da Bradamante e a sua volta da Rambaldo.
Dopo un viaggio complesso e lungo Agilulfo trova finalmente la donna, raggiunti anche da Torrismondo. Si scoprì alla fine che Sofronia non era la madre di Torrismondo ma egli era figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine mentre Sofronia stessa era figlia del re di Scozia e di una contadina. Così i due non essendo imparentati in nessun modo, potevano amarsi e allo stesso tempo il titolo di cavaliere di Agilulfo non poteva in nessun modo essere contestato.
Nonostante questo Agilulfo non si sentiva più perfetto, così la sua fede e forza di volontà man mano diminuivano e lasciò la sua armatura a Rambaldo. L’armatura però indossata da quest’ultimo in poco tempo non fu più immacolata ma pian piano divenne rovinata come quella di tutti gli altri cavalieri.
Dopo una battaglia contro i Mori, Bradamante vedendo l’armatura di solito indossata da Agilulfo, si lascia andare nelle sue braccia ad occhi chiusi e riaprendoli solo dopo il rapporto. Scopre poi che sotto quell’armatura c’era Rambaudo, così infuriata scappa via. Dopo tempo Sofronia e Torrismondo già sposati insieme a Gurdulù si trasferirono in un villaggio che fu saccheggiato dai templari ma che Torrismondo aveva difeso.
Infine si scopre che la narratrice Suor Teodora era la giovane Bradamante, così Rambaldo ancora follemente innamorato si diresse al monastero indossando l’armatura con sopra una tunica color topazio e sopravveste pervinca.
La figura di Agilulfo rappresenta il rispetto delle regole, delle norme del lavoro e sul campo di battaglia e la fede. Nella visione moderna invece, il cavaliere è definito come “l’uomo robotizzato che adempie gli atti burocratici con incoscienza” e la dimostrazione di ciò è l’aver accettato Gurdulù come scudiero solo perché ordinato dal re.
Dal romanzo Il cavaliere inesistente vennero ispirate opere successive come l’omonimo film in tecnica mista di Pino Zac. Sergio Leone che ammirava molto il romanzo aveva anch’egli l’idea di farne un film. Calvino produsse circa 7 diverse edizioni del romanzo tra il 1959 e il 2005.
Algorino
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