Lo stile e le caratteristiche
Il poema è scritto in endecasillabi francesi uniti da Turoldo in 291 lasse assonanzate. La Chanson de Roland è stata tramandata grazie a nove manoscritti in lingua anglo-normanna cioè uno dei diversi dialetti del francese antico (o lingua d’oil), in particolare del nord della Francia.
I manoscritti rinvenuti sono semplici codici non così tanto preziosi e per questo sono la testimonianza del fatto che prima di essere stata messa per iscritto, la Chanson de Roland fosse tramandata oralmente e poi rielaborata e scritta, il manoscritto più importante è conservato ad Oxford. Il tema principale infatti, narra di una battaglia combattuta tre secoli prima della stesura del poema.
La trama
L’opera si apre con la descrizione del contesto storico dell’epoca, la guerra in Spagna tra Cristiani ed Arabi (qui definiti Saraceni), in particolare i pagani erano pronti ad offrire una resa e la pace a Carlo Magno. Infatti, si riunì il consiglio cristiano nel quale si presentarono le due diverse fazioni: da un lato il futuro traditore Gano di Maganza che rappresenta il ceto nobiliare che preferisce la pace e dall’altro una nuova classe sociale in ascesa, con un’etica basata sulle virtù militari che infatti vuole continuare il conflitto.
Queste due diverse filosofia di pensiero sono impersonate da un lato da Gano di Maganza e dall’altro Orlando, il primo non è raffigurato come un traditore e non c’è una netta contrapposizione con la figura eroica di Orlando.
Per il suo tradimento, Gano venne sottoposto a processo durante il quale sostiene che le sue azioni non avevano lo scopo di tradire l’esercito franco ma invece miravano a colpire il figliastro di Orlando reo capo dell’ambasciata inviata a Marsilio. A seguito di ciò Gano compie il tradimento e Orlando non riesce ad accettare che Gano abbia davvero complottato con il nemico. Egli prese il comando della retroguardia nonostante Carlo Magno durante uno dei suoi presagi avesse avvertito un presentimento negativo.
L’esercito di Carlo Magno cominciò poi la ritirata, ma poco dopo si accorsero del tradimento di Gano poiché arrivò di punto in bianco l’esercito saraceno. Appena si accorsero della presenza del nemico, Oliviero detto il “saggio” ed Orlando, i due eroi franchi si confrontarono in una breve discussione per considerare il da farsi. Il saggio Oliviero consigliò ad Orlando di suonare il suo corno (chiamato olifante) così da dare un segnale al resto dell’esercito per avere dei rinforzi. Questo però causerebbe disonore quindi Orlando rifiutò.
Questa discussione si ripresentò anche dopo la battaglia quando in vita rimasero solo Turpino, Orlando e Oliviero: Orlando propose e suonò il corno per far sì che i Franchi potessero tornare indietro e vincere mentre Oliviero sostenne che non fosse più necessario siccome gli eroi erano prossimi alla morte. Dopo il suono del corno le truppe di Carlo Magno che erano in cammino per rientrare in patria, si accorsero del tradimento di Gano, che venne catturato prima di essere sottoposto a processo.

Gli ultimi tre uomini della retroguardia vennero attaccati e Orlando ormai stremato cercò di spezzare la sua spada Durindarda (o Durlindana) ma non riuscendoci cadde al suolo con le braccia incrociate morente. Questa immagine è associata a quella di Gesù sulla croce. Orlando impugnò la sua spada ed il corno e porge a Dio il suo guanto mentre gli angeli scesero in terra per portarlo in Paradiso.

Nel frattempo arrivò Carlo Magno che combatté i nemici costretti a scappare; successivamente, il re tornò in città per seguire il processo di Gano. Intanto il più potente re saraceno Baligante radunò un numerosissimo esercito e si preparò alla battaglia contro i cristiani che terminò secondo però il volere di Dio. Quindi, dopo aver sconfitto il nemico, finalmente si può procedere con il processo contro il traditore Gano difeso dal potente ed abile Pinabello.
Il processo sta per concludersi e Carlo Magno è quasi costretto a rilasciare Gano e lasciare la decisione alla comunità ma d’un tratto lo scudiero Teodorico decide di schierarsi con l’accusa e sfida Pinabello in duello finale che chiude il poema.
Carlo Magno in uno dei suoi sogni premonitori vede l’Arcangelo Gabriele che corre in soccorso al re Viviano in Infa attaccata dai Saraceni, il re si lascia andare in lunghi e sofferti pianti che dimostrano la fragilità di Carlo Magno ed il suo dramma nel dover fronteggiare una situazione così tragica. Carlo Magno quindi rappresenta un complesso insieme di valori che però è la genesi di un grave conflitto.
I temi
I principali temi del poema la Chanson de Roland sono:
- la fedeltà a Carlo Magno,
- la fede cristiana in contrapposizione a quella islamica,
- l’eroismo,
- l’onore da preservare sempre ed in qualunque modo,
- la celebrazione delle virtù militari.
Nell’opera il tema della fede verso la causa religiosa, combattere e perdere la vita per tutelarla, viene di gran lunga esaltato rispetto alla tematica amorosa. Infatti, le uniche due donne menzionate nell’opera sono Alda, la promessa sposa di Orlando e sorella di Oliviero e Braminonda, moglie di Marsilio che alla fine del racconto si convertirà.
Il tema della guerra combattuta in nome della fede religiosa, nell’opera viene vista come una vera e propria guerra santa, per questo i cavalieri e le loro gesta sono viste come qualcosa di eroico, dettate dalla fede, l’onore, il coraggio e la difesa dei più deboli.
La datazione ed il contesto storico
Alcune fonti medievali forniscono delle possibili datazioni dell’opera: Guglielmo Malmesbury nella Gesta regum anglorum (composta nel 1125) scrive della Canzone di Orlando intonata dai guerrieri sul campo di battaglia, quindi essa fu di sicuro prodotta dopo il 1040 e prima del 1125.
Gli storici concordano nell'affermare che i cavalieri di Carlo Magno non affrontarono i Saraceni ma i Vasconi (i Baschi) e che questo cambiamento fu dovuto al contesto in cui fu scritta l’opera: la riconquista dell’Europa dallo straniero arabo e le crociate cristiane. Si pensa che la Chanson de Roland sia stata composta per le strade che portano a Santiago di Compostela e recitata durante le varie soste dai giullari.