Gli anni della giovinezza
Galileo Galilei fu il primogenito di Vincenzo Galilei e Giulia Ammannati, il primo apparteneva ad una casata umile mentre la famiglia materna vantava origini molto importanti. Inizialmente provò ad entrare a far parte di un gruppo di quaranta studenti toscani che potevano essere accolti gratuitamente nel convitto dell'Università di Pisa ma il tentativo fallì. Quindi fu ospitato senza dover sostenere spese da Muzio Tebaldi, un doganiere pisano molto amico del padre.
Lì conobbe la cugina Bartolomea Ammannati che si occupava di gestire la casa di Tebaldi e la sposò. Cominciò poi a Firenze i primi studi con il padre, poi con un maestro di dialettica e successivamente nel convento di Santa Maria di Vallombrosa dove divenne novizio fino ai 14 anni.
Nel 1580 il padre Vincenzo lo iscrisse alla scuola di medicina ma nonostante i suoi buoni rendimenti e l’interesse, egli era molto più attratto dallo studio della matematica che proseguì con Ostilio Ricci a Firenze. L’insegnamento era basato sulla risoluzione di problemi pratici di meccanica e ingegneria, che miravano alla precisione, osservazione dei dati e risultati.
A Pisa invece, seguì corsi di fisica con Francesco Bonamici e proprio lì fece la prima scoperta: l'isocronismo delle oscillazioni del pendolo. Dopo aver abbandonato gli studi di medicina tornò a Firenze dove studiò meccanica ed idraulica; nel 1586 risolve il “problema della corona“ di Gerone con l’invenzione dello strumento per determinare il peso specifico idrostatico dei corpi.
Iniziò inoltre a dare lezioni private di matematica a Firenze e Siena, nel 1587 chiese una raccomandazione per entrare a far parte dello studio del famoso matematico Christoph Clavius di Bologna ma purtroppo senza successo.
Dal 1589 al 1592 a Pisa
Attraverso uno scambio epistolare conobbe un famoso matematico Guidobaldo Del Monte al quale chiese di essere aiutato per inoltrarsi nella carriera universitaria. Risolvendo alcune inimicizie riuscì a diventare un protetto del Duca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici, ottenendo una cattedra di matematica all'Università di Pisa per tre anni, dove da subito, a causa del suo programma pedagogico suscitò astio ed ostilità nell’ambiente accademico proveniente dalla scuola aristotelica.
Cominciò a produrre dei manoscritti come De motu antiquiora, una serie di lezioni sul movimento, Considerazioni sul Tasso e Postille all’Ariosto produzioni non scientifiche. Alla morte del padre, dovette adempiere al mantenimento della famiglia e in particolare ai matrimoni delle sorelle. Anche in questo caso Guidobaldo del Monte gli procurò una cattedra di matematica nell’importante Studio di Padova.
Nel settembre del 1592 ottenne un contratto presso la Repubblica di Venezia, a Padova il 7 dicembre Galileo tenne un discorso che precedette un corso molto frequentato dagli studenti. Ricoprì questo ruolo per 18 anni che lui definì gli anni migliori della sua vita.
Dal 1592 al 1610 a Padova
Durante il periodo padovano, Galileo Galilei si interfacciò con menti di orientamento scientifico e filosofico anche molto distante dal suo, frequentò ambienti politici e circoli colti, conobbe Giovanfrancesco Sagredo che divenne il protagonista della sua opera Dialogo sopra i massimi sistemi. Conobbe inoltre il teologo, astronomo e matematico Paolo Sarpi al quale indirizzò una lettera con la formulazione della legge sulla caduta dei gravi.
Si dilettò anche alla costruzione di strumenti insieme all’artigiano Marcantonio Mazzoleni che vendeva o utilizzava per i suoi esperimenti. Costruì nel 1593 lo strumento per portare l’acqua a livelli più alti, grazie alla quale ottenne dal Senato un brevetto per l’uso pubblico. Era inoltre circondato da molti studenti a cui dava lezioni private come Vincenzo Gonzaga, il principe d’Alsazia Giovanni Federico, Guido Bentivoglio e Federico Cornaro.
Galileo Galilei e l’astronomia
Nel 1604 fu individuata ed osservata una nuova stella (Supernova di Keplero), Galileo tenne delle lezioni su questo argomento nelle quali sosteneva che la stella dovesse collocarsi tra le stelle fisse. Con queste affermazioni, egli va in contrasto con l’idea che il cielo delle stelle fisse fosse immutabile. Molte furono gli scritti contro la sua teoria ma allo stesso tempo anche in accordo con la tesi di Galileo.
Con la scoperta della supernova, egli approfittò per arrotondare il suo stipendio, producendo oroscopi personali commissionati; nel 1604 fu infatti anche denunciato da un suo vecchio collaboratore e fu messo sotto accusa dall’Inquisizione di Padova per aver condiviso l’idea che le stelle determinasse le scelte degli uomini. La situazione si risolse con l’insabbiamento del caso e la notizia non arrivò mai al Sant’Uffizio.
Fino a quel momento egli non si pronunciò mai pubblicamente a favore della teoria copernicana poiché non riteneva di avere le prove necessarie. Con la costruzione del cannocchiale nei primi anni del 1600 da parte di Hans Lippershey, la situazione cambiò. Galileo replicò il cannocchiale e lo presentò al governo di Venezia come sua invenzione. Utilizzò questo strumento per fare scienza, in modo sperimentale e pratico mettendo a tacere tutti i pregiudizi; propose infatti un nuovo quadro del mondo celeste:
- esistono stelle anche non visibili ad occhio nudo che si aggiungono a quelle visibili, quindi l’idea di Universo si espande,
- la natura della Luna e della Terra è la stessa, anche la Luna presenta una superficie rocciosa, ruvida, non è quindi “l’assoluta perfezione” che fin ora si immaginava. Siccome la Luna si muove ci si cominciò a porre la domanda “anche la Terra si muove?”,
- furono scoperti i satelliti di Giove denominati “stelle medicee” da Galileo.
