Primo periodo
L’attività letteraria di Foscolo iniziò precocemente ma con scarsi risultati. La separazione netta tra attività autobiografica e letteraria divenne evidente, infatti dal punto di vista autobiografico si evince un animo ribelle con un senso della vita triste legato al pensiero della morte mentre rispetto a quello letterario si basa su modelli Metastasio e Arcadia.
Soltanto nel 1797 Foscolo iniziò ad esprimersi con valore stilistico producendo quattro sonetti con influsso preromantico inglese. A questo periodo appartengono le odi ai novelli repubblicani e A Bonaparte liberatore. Dopo la sua dedizione poetica iniziale, Foscolo si cimenta nella sua prima opera importante, le Ultime Lettere di Jacopo Ortis, punto centrale del suo percorso letterario e spirituale.
Trieste
Revisionata da M. Cesarotti, la tragedia Trieste, ispirata al modello alfieriano concesse fama al giovane poeta e lo fece crescere stilisticamente.

A Bonaparte liberatore
Venne pubblicata nel 1797 durante l’assedio della città a Genova. La lettera è piena di amore verso la patria e di difesa verso la libertà nei confronti del trattato di Campoformio e dei pericoli della dittatura.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
Pubblicate nel 1802 a Milano assumono i caratteri epistolari e autobiografici in cui si descrive il momento estremo del pessimismo foscoliano. Ortis è stato fortemente influenzato da Goethe e dagli eventi di Campoformio con successo anche in Europa e America.
Le Odi
La composizione delle due odi risale allo stesso periodo delle ultime lettere di Jacopo Ortis, in cui vengono esaltati i connotati femminili. Pubblicate insieme ai Sonetti sono “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo” e “All’amica risanata”.
I Sonetti
Pubblicato con il titolo Poesie, Foscolo scrisse otto sonetti di carattere amoroso dove descrive il senso della tristezza e della bellezza come risanatrice per l’animo del poeta. Nel 1803 aggiunse altri quattro sonetti considerati tra i più belli della letteratura italiana: Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa.
Secondo periodo
Il secondo periodo terminerà con l’ode All’amica risanata in cui il poeta cercherà di adottare i principi di quegli anni con carattere politico e filosofico. Per tre anni si dedica all’attività letteraria e allo studio di traduzione imparando la tecnica dell’endecasillabo sciolto.

Terzo periodo
Negli anni dei Sepolcri, Foscolo era impegnato nell’attività di docenza presso l’Università di Pavia in cui nacque l’opera civile Dei Sepolcri un carme composto da 295 versi endecasillabi sciolti. Nel 1804 il decreto di Saint-Cloud aveva stabilito per motivazioni igieniche la sepoltura dei morti fuori le mura della città nei cimiteri. Foscolo scrisse il suo poema rispetto a questo tema e fa riferimento alla poesia anglosassone preromantica.
Rispetto all’importanza della parola, Foscolo tiene una lezione all’Università in cui si ritrovano le linee guida della sua poetica. La necessità di comunicare e l’esaltazione della parola sono utili a mantenere l’ordine e l’armonia.
Quarto periodo
Nel momento in cui Foscolo aveva ritrovato con l’insegnamento la sua serenità, la cattedra di eloquenza venne soppressa e insieme a ciò anche la politica di Napoleone anti liberale e imperialista aveva aumentato le convinzioni che gli ideali civili e letterari siano soltanto delle illusioni portando il poeta ad un periodo di isolamento.
Le opere scritte in questo periodo sono: Sull’origine e i limiti della giustizia, i discorsi sulla servitù d’Italia e la Lettera apologetica. Anche la tragedia Ajace di questo periodo, dimostra l’autorità del principe, probabilmente in riferimento a Napoleone, e il diritto di governare sulla plebe.
Quinto periodo
Dopo la rappresentazione a teatro della tragedia Ajace, Foscolo lascia Milano e si trasferisce a Firenze dove lavora alle traduzioni abbandonando anche la vita politica. Scrive un’altra tragedia, la Ricciarda, terza tragedia in endecasillabi sciolti e con lo stesso stato d’animo compone Le Grazie un carme diventato famoso anche in diverse parti del mondo.
La notizia intorno a Didimo Chierico rappresenta un documento e l'immagine del protagonista immaginario distaccata e ironica proiezione ideale dell’autore.

Sesto periodo
Dopo Zurigo lo scrittore andò in Inghilterra in cui, costretto da necessità economiche, si interessò prevalentemente all’attività editoriale e giornalistica. Il suo soggiorno in Inghilterra lo allontanò dalla politica italiana aumentando il suo interesse di critico e saggista della letteratura italiana.
In questi anni viene pubblicata la quarta edizione dell’Ortis oltre alle traduzioni omeriche e ad una lunga elaborazione incompiuta di saggi di costume; Lettere scritte dall’Inghilterra e i saggi di critica letteraria tra cui il Saggio sullo stato della letteratura contemporanea in Italia del 1818, i Saggi sul Petrarca del 1821 e le Epoche della lingua italiana del 1823.
Le Grazie
Furono scritte tra il 1803 e 1810 con l’unione dei frammenti in edizione postuma.
Il saggio “Il Gazzettino del bel mondo” è costituito da otto lettere scritte per il conte Cicogna in cui lo scrittore fa un paragone tra la realtà inglese e quella italiana rispetto a temi di moda, letteratura e politica.
Lettera Apologetica
Rimasta incompiuta, la lettera narra le vicende politiche poco serene dello scrittore dal 1814 in poi. Viene definito il suo testamento politico in cui si difende dalle calunnie dei suoi nemici e venne pubblicata postuma nel 1844 da Giuseppe Mazzini.