Rosso Malpelo è una delle novelle più famose di Giovanni Verga. Pubblicata nella raccolta Vita dei campi nel 1880, la novella racconta la storia di un ragazzo dai capelli rossi, costretto a lavorare la rena e ad affrontare ogni giorno i pregiudizi derivanti dal suo colore di capelli.
In questo riassunto con mappa concettuale online vedremo:

Il protagonista della novella è un ragazzo il cui vero nome risulta sconosciuto, ma che viene chiamato Rosso Malpelo. Questo soprannome deriva da un credenza popolare per cui i capelli rossi sono segno di un animo malvagio, cattivo.
Malpelo cresce disprezzato e allontanato da tutti, persino dalla madre, che lo ritiene responsabile del furto di denaro. Questo atteggiamento porta il ragazzo a crescere “torvo, ringhioso, e selvatico". L'unico suo appoggio in questo mondo che sembra rifiutarlo è il padre Mastro Misciu (detto la Bestia), con il quale lavora in una cava di rena rossa.
Tuttavia un giorno il padre di Malpelo, per far fronte alle crescenti difficoltà economiche, accetta un lavoro che prevede l'abbattimento di un pilastro. Sfortunatamente il pilastro cede e cade addosso a Mastro Bestia, uccidendolo. Dopo questo infausto evento, il ragazzo si inasprisce ancora di più, diventa rabbioso, e sfoga la sua rabbia su un vecchio asino.
Un giorno però arriva alla cava arriva Ranocchio, un ragazzo di salute delicata, soprannominato così perché zoppicante. Malpelo decide di prendere il ragazzo sotto la sua ala, e tra i due nasce uno strato legame. Infatti se da un lato Malpelo protegge Ranocchio, dandogli il proprio cibo e svolgendo al posto suo i lavori pesanti, dall'altro lo maltratta, per insegnargli a reagire e a vivere in un mondo così crudele.
Poco dopo però Ranocchio, malato di tubercolosi, muore, lasciando il protagonista nuovamente solo.
Rosso Malpelo a quel punto, rimasto solo e senza nessun affetto nella sua vita, decide di prendersi il compito di esplorare una galleria abbandonata. Il protagonista prende quindi tutte le sue cose e si addentra nell'oscurità, per non uscirne mai più. Ancora dopo la sua scomparsa i lavoratori della cava temono di vederlo tornare con i suoi "capelli rossi e occhiacci grigi".
La novella di Verga, esponente del verismo, descrive fedelmente la situazione di povertà estrema in cui si trovavano le classi disagiate in Sicilia nel XIX secolo. Questo è accentuato anche dal fatto che un giorno alla cava, arriva un prigioniero evaso di prigione, che pur di non dover lavorare in quelle condizioni così aspre, si allontana, preferendo la prigione a quella vita. La società in cui si deve inserire il ragazzo è inoltre una società piena di pregiudizi popolari, che lo portano ad essere emarginato.
Verga, come tipicamente fanno gli autori veristi, cerca di rimanere impersonale durante la scrittura della novella, tuttavia, spesso spinge il lettore a provare compassione nei confronti di Malpelo sconfitto dalla vita, che non gli ha lasciato alcuno scampo.
Al mezzogiorno mentre tutti gli altri operai della cava si mangiavano in crocchio la loro minestra, e facevano un po’ di ricreazione, egli andava a rincantucciarsi col suo corbello fra le gambe, per rosicchiarsi quel suo pane di otto giorni, come fanno le bestie sue pari; e ciascuno gli diceva la sua motteggiandolo, e gli tiravan dei sassi, finché il soprastante lo rimandava al lavoro con una pedata.
L'artificio dello straniamento è quell'artificio per cui l'autore presenta un fenomeno da punto di vista estraneo all'oggetto, e quindi questo risulta strano, bizzarro, imprevedibile. Lo straniamento si può notare dal rapporto tra i fatti e la voce narrante. Infatti il narratore che si identifica con il "popolo", ovvero i lavorati della cava, mentre i "fatti" seguono la vita del protagonista.
Ei possedeva delle idee strane, Malpelo! Siccome aveva ereditato anche il piccone e la zappa del padre, se ne serviva, quantunque fossero troppo pesanti per l'età sua; e quando gli aveano chiesto se voleva venderli, che glieli avrebbero pagati come nuovi, egli aveva risposto di no; suo padre li aveva resi così lisci e lucenti nel manico colle sue mani, ed ei non avrebbe potuto farsene degli altri più lisci e lucenti di quelli se ci avesse lavorato cento e poi cento anni.
Un altro artificio utilizzato da Verga è quello della regressione. Il narratore infatti annulla tutte le radici "colte" e regredisce culturalmente al livello dei lavoratori.
Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone.
È una tecnica per cui lo scrittore sostiene una tesi, ma fa intuire anche che essa non rappresenta necessariamente la realtà dei fatti. Infatti, anche finita la lettura della novella non si riesce ad identificare un cattivo e sono si sa se sia Malpelo, con il suo atteggiamento scorbutico, o la comunità.
Il linguaggio utilizzato da Verga è pieno di espressioni popolari, come per esempio la più famosa è "russu è malu pilu". Anche le metafore e similitudini sono tratte dal mondo popolare
Per quanto riguarda la costruzione della frase, essa rispecchia la lingua parlata.