Opere minori
Rinaldo
Il Rinaldo è un romanzo cavalleresco composto da dodici canti, pubblicato nel 1562 che tratta le imprese belliche e amorose del paladino della tradizione carolingia. Nella composizione si è ispirato a Omero, Virgilio e Ariosto ma concentrandosi su un unico protagonista come proposto dall’aristotelismo. È considerata un’opera giovanile e poco originale, anche se si possono già rintracciare i temi che caratterizzeranno la sua scrittura adulta.
Discorsi dell’arte poetica
I Discorsi dell’arte poetica ed in particolare sopra il poema epico sono una raccolta di quattro libri, pubblicati nel 1587, in cui si evince la concezione del poema eroico secondo Tasso, che si discosta da quella di Ariosto. Infatti, un buon poema epico deve basarsi su un evento storico realmente accaduto ma elaborato in modo nuovo. L’elemento verosimile si deve unire a quello meraviglioso, per questo, secondo l’autore, l’oggetto più adatto è la religione cristiana.
Aminta
Composta nel 1573 e pubblicata nel 1580, l'Aminta è una favola pastorale composta da un prologo, 5 atti e un coro.

Re Torrismondo
Partendo da Galealto re di Norvegia, una tragedia lasciata incompiuta Intorno al 1574, durante il suo soggiorno a Mantova (1586) compose Re Torrismondo. Il protagonista si accorda con il suo amico per chiedere in sposa Alvida e poi passarla a lui il giorno del matrimonio. Ottenuta la sua mano e partiti per raggiungere l’amico naufragano, e qui consumano il loro amore ma poi scoprono di essere fratelli e si tolgono la vita.
Nonostante non fu vista di buon occhio dalla critica di quei tempi, questa tragedia è considerata molto rilevante, in quanto anticipa le tragedie barocche riprendendo il memento mori ed il gusto dell’orrido di Seneca. Però, quello che caratterizza maggiormente le opere di Tasso è il conflitto interno dei personaggi.
Sette giornate del mondo creato
Composto tra il 1592 e il 1594 e pubblicato nel 1607, si tratta di un poema in endecasillabi sciolti, basato sul racconto biblico della creazione. Costituito da sette parti, una per ogni giorno impiegato da Dio per creare la terra.
Le lacrime di Maria Vergine e le lacrime di Gesù Cristo
Due poemetti in ottave, scritti e pubblicati nel 1593, fanno parte delle opere devote dell’autore.
Rime
Composte lungo tutto l’arco della sua vita, le prime vengono pubblicate nel 1567 col titolo Rime degli Accademici Eterei. Fino al 1593 lavora al riordino di questi testi distinguendo distinguendo rime amorose e rime encomiastiche.
Le rime amorose sono fortemente influenzate da Petrarca ma con elementi linguistici innovativi che proiettano verso il linguaggio del 1600. I versi sono molto musicali, grazie all’utilizzo di metriche poco usate come il madrigale.
Le rime encomiastiche: dedicate alle persone nobiliari che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita. Sono più classiche e si ispirano a Pindaro, Orazio e Monsignor della Casa. Successivamente prova a distinguere le rime religiose (scritte nell’ultimo anno di vita, infatti molto cupe, segnate dal senso del peccato dell’autore) da quelle per musica, tuttavia queste raccolte restarono incompiute.
Dialoghi
Ne inizia la stesura nel 1578 e ne compone in totale venticinque. Sono sempre stati considerati marginali dalla critica, ma negli ultimi anni sono stati attenzionati fino ad arrivare a un’edizione critica, a cura di Raimondi, che riunisce i venticinque dialoghi più un’appendice che raccoglie i manoscritti superstiti e le stampe.
Gerusalemme Liberata
Scritta dal 1559 al 1575 e pubblicata nel 1581, è considerata l’opera maggiore di Tasso. Nel corso degli anni la modificò più volte, anche dopo la pubblicazione, tagliò tutte le scene amorose e accentuò il contenuto epico e religioso, ribattezzando l’opera Gerusalemme Conquistata (dimenticata a favore delle Liberata). La trama tratta le avventure di Goffredo di Buglione durante la prima crociata e gli sforzi fatti dai cristiani per conquistare Gerusalemme e liberarla dai musulmani.

Influenze culturali
Tasso divenne popolare per le vicende che lo resero prigioniero all’Ospedale di Sant’Anna: si diceva infatti che non fosse realmente pazzo (confermato dal fatto che le opere scritte durante i sette anni di prigionia facessero trasparire un uomo lucido). Era il Duca Alfonso II che volle far convincere tutti che Tasso fosse instabile per punirlo principalmente per la relazione con sua sorella.
Tuttavia, è molto probabile che il motivo che abbia spinto il Duca sia l’autoaccusa di Tasso davanti all’Inquisizione. Questa vicenda ispirò a Goethe il dramma Torquato Tasso. Durante il romanticismo Tasso diventa il simbolo del genio incompreso, del conflitto tra l’individuo e la società. Leopardi, nel suo viaggio a Roma nel 1823 si recò al suo sepolcro, inoltre lo ricorda in alcuni suoi testi, riprendendo il suo stile.
Jacopo Ferretti, nel 1833, gli dedica un melodramma in tre atti, Frank Liszt, nel 1849, un poema sinfonico e Jacopo Cabianca un poema in dodici canti. In anni recenti Pietro Moro gli dedica Ultime ore di Torquato Tasso, un carme in un atto.