I primi anni
La nascita e l’istruzione
Torquato Tasso nacque a Sorrento l’11 marzo del 1544. Il padre, Bernardo Tasso era un cortigiano al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino.

Torquato seguì il padre e il suo protettore in varie città: si recarono in Sicilia e poi a Napoli dove frequentò la scuola dei Gesuiti. Ebbe un’educazione cattolica e ricevette l'eucaristia intorno ai 9 anni.
Alcune tappe importanti
Passati i dieci anni d’età si spostarono a Roma, lasciando la madre a Napoli che morì nel 1556, probabilmente avvelenata dai fratelli. Poiché la situazione politica romana non sembrava stabile, Bernardo mandò il figlio a Bergamo, per poi ricongiungersi pochi mesi dopo nella corte di Urbino e poi a Pesaro. Lì Torquato conobbe il poeta Bernardo Cappello e Dionigi Atanagi e scrisse il suo primo componimento: “Un sonetto in lode della corte”.
Gli spostamenti di Tasso per l’Italia
Nel 1560, nonostante non amasse la giurisprudenza, si iscrisse per volere del padre alla facoltà di legge dello Studio patavino sotto la guida di Sperone Speroni. L’anno seguente però ottenne il consenso per frequentare i corsi di filosofia ed eloquenza, dove conobbe il Professore Carlo Sigonio. Speroni e Sigonio furono due modelli a cui ispirarsi nelle sue opere future.
Nella corte del cardinale Luigi d’Este nel 1561, si innamorò di Lucrezia Bendidio, a cui dedicò molte rime ma che gli spezzò il cuore, sposandosi l’anno successivo con un conte. In questo stesso periodo gli vengono commissionate delle rime per alcuni funerali, che confluiranno nelle prime due raccolte da lui pubblicate. Nel 1962, all’età di diciotto anni, venne stampato a Venezia il Rinaldo, un poema epico cavalleresco dedicato a Luigi d’Este e composto in dieci mesi.
Trascorse due anni a Padova per poi proseguire gli studi all'Università di Bologna. Fu accusato di essere l'autore di un testo satirico che riguardava alcuni studenti e professori e venne quindi espulso. Tornò a Padova ospitato a casa di Scipione Gonzaga dove era stata appena istituita l'Accademia degli Eterei, ritrovo di seguaci dello Speroni.
Nel1565 giunse a Ferrara, dove trascorre molti anni. Questo fu un periodo molto felice, in cui si dedicò principalmente all’attività poetica. Infatti, riprese il poema sulla prima crociata ribattezzandolo Gottifredo. Nel 1568 pubblicò le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna; due anni più tardi pubblicò Cinquanta Conclusioni amorose.
Nel 1570 partì per la Francia al seguito del cardinale Luigi d’Este, per poi ritornare a Ferrara e dopo un breve periodo a Roma, si spostò nel maggio del 1572 ad Urbino, al servizio del duca Alfonso II d’Este. In questo periodo si dedica al teatro, componendo l’Aminta, una favola pastorale; scrisse anche Galealto re di Norvegia, una tragedia che trasformò successivamente nel Re Torrismondo.
La stesura e la revisione di Gerusalemme liberata
L’autore continuava la stesura del suo poema epico, ancora senza titolo, che fu concluso nel 1575. Nonostante avesse portato a termine la sua opera, nutriva forti preoccupazioni, in quanto non sarebbe stato gradito dall’Inquisizione. Sottopose il manoscritto a cinque personalità romane: Sperone Speroni, Scipione Gonzaga, Silvio Antoniano, Pier Angelio Bargeo e Flaminio de' Nobili. L’opera fu apprezzata e criticata, tuttavia l’autore continuò ad apportare modifiche, volendosi distaccare dalle accuse di immoralità.
Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegorica e infine si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo due sentenze di assoluzione.
I problemi a corte e la fuga
Nel 1577 i rapporti con il Duca si complicano, in quanto quando si presenta davanti l’inquisizione accusa sia sé stesso che influenti personaggi di corte. L’inquisitore ferrarese, preoccupato che si potessero creare problemi con la Santa Sede, informò il duca. Così Alfonso mise il poeta sotto sorveglianza e poi in prigione, dalla quale scappò per recarsi ad Urbino dalla sorella.
In seguito ad una lettera di supplica tornò a Ferrara nell'aprile 1578, per poi fuggire di nuovo dopo pochi mesi, avvalorando la tesi che fosse impazzito. Vagò fino a Torino dove ricevette l'ospitalità del marchese Filippo d'Este, e finalmente tranquillo scrisse tre dialoghi, la Nobiltà, la Dignità e la Precedenza.
La prigionia a Sant’Anna
Tasso riuscì a tornare alla corte di Ferrara dopo delle pesanti liti con il Duca, che decise di rinchiuderlo nell’ospedale di Sant'Anna, dove manifestò manie di persecuzione e tendenze autopunitive, vi rimase per sette anni. Il 24 giugno 1581 viene pubblicata la Gerusalemme liberata. Ne seguirà un’ampia diatriba con l’Accademia della Crusca in quanto veniva confrontato con l’Orlando Furioso di Ariosto. Durante la reclusione si dedica alla stesura di dialoghi e discorsi che sviluppano tematiche morali, politiche, psicologiche o religiose.
Dopo la prigionia e si diresse a Mantova da Vincenzo Gonzaga. Negli anni successivi cambiò più volte città, accusando problemi di salute ed economici.

La morte
Negli ultimi anni soggiornò dapprima a Napoli, dove completò la Conquistata e Le sette giornate del Mondo creato, e poi a Roma. Morì presso il Monastero di S. Onofrio a Roma il 25 Aprile del 1595.