Gabriele D'Annunzio è stato principalmente uno giornalista, scrittore, poeta e un drammaturgo italiano. Vengono però ricordati anche i suoi interessi politici, militari e patriottici. Il soprannome più comune che si sente quando si parla di D'Annunzio è "il Vate", ovvero il poeta sacro o profeta.
In questo riassunto con mappa concettuale vedremo:

Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara, il 12 Marzo del 1863, da una famiglia borghese benestante. Il giovane scrittore si dimostrò da subito ambizioso e determinato, tanto che nel 1879 scrisse una lettera a Giosuè Carducci, essendo ancora al liceo.
Una volta terminati gli studi liceali, si trasferì a Roma e si iscrisse alla Facoltà di Lettere, non arrivando però mai a prendere una laurea.
Il primo periodo quindi che scandisce la vita di questo grande autore è proprio quello romano. La città di Roma, appena divenuta capitale italiana, portava con se un ambiente particolare, ricco di culture diverse, un ambiente mondano. L'autore si inserì bene in questo contesto, ed è qui che si forma il suo pensiero, la sua visione del mondo, il suo stile esuberante ma allo stesso tempo raffinato.
È in questo periodo inoltre che D'Annunzio ha il suo primo figlio, Mario, con Maria Hardouin, con la quale è costretto a sposarsi. Nonostante la nascita di altri 2 figli, il matrimonio finì dopo pochi anni a causa probabilmente dei continui tradimenti dello scrittore.
Finalmente, nel 1889, lo scrittore pubblicò il suo Pescara, un grande successo, dal titolo "Il Piacere". Il nucleo centrale di questo romanzo, introspettivo e psicologico, è la figura di un esteta decadente. Questo è il motivo per cui da questo momento in poi, D'Annunzio sarà considerato il simbolo del decadentismo italiano.
Dal 1891, il poeta si trasferì a Napoli, dove compose alcune delle sue opere più importanti ed ebbe il primo approccio con la filosofia di Friedrich Nietzsche. Il periodo napoletano non durò molto in quanto nel 1892, cominciò una relazione epistolare con l'attrice Eleonora Dure, e nel 1894, si trasferì a Firenze per vivere con la donna.
In questi anni Gabriele D'Annunzio si avvicina alla drammaturgia, prendendo come punto di riferimento la figura attoriale della compagna.
Nel 1897 per la prima volta si avvicina alla politica, venendo eletto dapprima deputato di estrema destra, e successivamente deputato dell'estrema sinistra. Quando gli fu chiesto di dare una spiegazione a questo suo comportamento rispose con:
vado verso la vita
Il periodo fiorentino si concluse tragicamente, in quanto la rottura con Eleonora Duse, e l'accumulo di debiti, lo portarono a trasferirsi in Francia. Tornerà nel 1915.
Una volta tornato in Italia, D'Annunzio condusse immediatamente un'intensa propaganda interventista, con l'obiettivo di ricostruire la grandezza del mito di Roma e del Risorgimento.
Voi volete un'Italia più grande non per acquisto, ma per conquisto, non a misura, ma a prezzo di sangue e gloria... O beati quelli che più danno perché più potranno dare, più potranno ardere... Beati i giovani affamati di gloria, perché saranno saziati...
Allo scoppio della guerra con l'Austria-Ungheria, D'Annunzio, ormai più che 50enne, decise comunque di arruolarsi come volontario, anche se la sua attività in guerra fu per lo più propagandistica.
Nell'agosto del 1915 ottenne il brevetto di Osservatore d'aereo. Tuttavia nel 1916, a seguito di un atterraggio di emergenza, riportò una ferita alla tempia, che, non curata, portò alla perdita dell'occhio destro. Costretto quindi ad un periodo di convalescenza a Venezia, compose il Notturno, dove racconta e riflette sulla guerra.
Il 1916 tornò finalmente al fronte, dove partecipò a numerose incursioni e battaglie, mantenendo sempre un carattere propagandistico. D'Annunzio è infatti famoso per i suoi discorsi incitatori prima delle battaglie. Grazie al suo spirito, alla sua perseveranza e al coraggio dimostrato, fece carriera come militare, passando da essere maggiore a essere generale della brigata aerea.
Quando il conflitto terminò, nel 1918, D'Annunzio fece portatore di coloro che ritenevano la vittoria della guerra una "vittoria mutilata". Infatti tra le clausole della Conferenza di pace di Parigi del 1919, all'Italia furono negate la Dalmazia, Istria e la città di Fiume. Essendo in questo senso vicino anche al pensiero di Benito Mussolini.

Verso la fine del 1919, D'Annunzio, appoggiato da reduci di guerra e persino da soldati, organizzò una vera e propria impresa per rientrare in possesso della città di Fiume e rivendicarla come italiana.
Nel 12 settembre riuscirono finalmente ad entrare nella città e a costituire un governo provvisorio. Sebbene in Italia questo atto fu accolto con molto entusiasmo, da subito il governo Nitti fece presente che rappresentava di fatto una violazione dei trattati di pale e che avrebbe avuto delle conseguenze.
Il 12 novembre 1920 viene firmato il Trattato di Rapallo, tra Italia e Jugoslavia, che prevedeva il riconoscimento di Fiume come stato libero, e di Trieste, Pola, Zara e Gorizia come parte dello stato italiano.
D'Annunzio oppose immediatamente resistenza, cercando di mantenere il governo stabilito, e ,per questo motivo, il 24 dicembre 1920 cominciò una battaglia soprannominata "Natale di Sangue", che si concluse a gennaio quando D'Annunzio fu costretto a tornare in Italia.
Scoraggiato dall'esperienza di Fiume, Gabriele D'Annunzio si ritirò in provincia di Brescia dal febbraio del 1921, dove lavorò e visse fino alla morte avvenuta il 1° Marzo del 1938.