Biografia
Alfieri fu poeta, scrittore, drammaturgo e autore teatrale. Nel 1749 nacque ad Asti da una famiglia nobile. La sua attività letteraria fu breve ma nonostante ciò, fu davvero ricca e influenzò le produzioni successive. I suoi studi si concentrarono su Plutarco, Dante, Petrarca, Machiavelli, Voltaire e Montesquieu che plasmarono il suo pensiero. Nel 1789 si recò in Francia, proprio nel periodo della Rivoluzione Francese alla quale si appassionò inizialmente ma finì col prenderne le distanze.
Ritornò in Italia dove morì nel 1803 e fu sepolto a Firenze nella Basilica di Santa Croce. La sua lingua prediletta fu il piemontese.

Le opere

Le tragedia
Iniziò a scrivere le tragedie nel 1775. La sua prima tragedia - ed anche la più famosa - fu “Antonio e Cleopatra”, seguita da altre come “Antigone”, “Saul” e “Maria Stuarda”. Il tema comune alle sue tragedie è il rapporto tra libertà e potere con al centro la vittoria della persona sulle tirannie. Lo scenario è quello dell’analisi profonda della vita e dei sentimenti intimi dell’uomo e della società nella quale vive. Alfieri scriveva i testi delle sue tragedie seguendo tre fasi:
- cercare il soggetto e costruire personaggi, trama e battute (ideare);
- pensare il testo in prosa adattandolo a scene e atti (stendere)
- trasformare tutto in endecasillabi sciolti (verseggiare).
Complessivamente le tragedie furono ventidue che comprendevano anche quelle greche, quelle definite “della libertà” e due tragedie postume.
Le prose politiche
Alfieri scrisse due trattati maggiori che avevano come fulcro l’odio per la tirannia e l’amore per la libertà che sono il “Della Tirannide”, prosa politica dove critica e condanna il despotismo e il “Del principe e delle lettere”, prosa politico-letteraria dove critica la monarchia e i principi. A queste seguirono tre prose politiche minori ed alcune odi politiche.
Il Misogallo
Una delle opere più significative dell’Alfieri fu certamente “Il Misogallo”. Il suo genere è un mix tra prosa, sonetto, epigramma e ode. In questa opera, che riprende i temi dell’ode “Parigi sbastigliato”, Alfieri critica aspramente la Francia e la Rivoluzione francese ma anche la situazione politica e sociale dell’Europa in quel periodo. In questo testo, emerge la figura di Alfieri controrivoluzionario, aristocratico e non un chiaro reazionario.
Le satire
Le satire scritte dall’Alfieri sono dei componimenti che trattano dei “mali” che caratterizzarono l’epoca in cui il poeta visse; in totale sono 17 e spesso furono modificate nel tempo. Tra queste troviamo “L’Antireligioneria”, ispirata a Machiavelli, “Le Imposture”, che tratta delle società segrete e in particolare la Massoneria e “Le donne” che l’autore ritiene migliori degli uomini ma uguali nei difetti.
Le commedie
Le commedie di Alfieri furono sei e si ispirò allo stile comico di Terenzio. Non furono, però, criticate in maniera positiva ma ricevettero dure critiche nonostante venisse riconosciuta la loro influenza ed importanza letteraria.
L’autobiografia
La “Vita scritta da esso” è l’autobiografia dell’autore, pubblicata in due parti tra il 1790 e il 1803. Nell’opera, egli è fortemente razionale ed autocritico, soprattutto quando analizza il suo carattere e i suoi comportamenti, senza mostrare nessun tipo di rimorso o rimpianto.
Rime
Scritte tra il 1776 e il 1799, le “Rime” sono circa 400 e possono essere definite un diario dell’autore sotto forma di poesie, infatti ognuna di esse ha luogo e data. La maggior parte sono sonetti, forma gradita dall’autore per esprimere le sue emozioni, infatti proprio grazie al linguaggio escono fuori gli stati d’animo dell’Alfieri, combattuto e pessimista a tratti.
Traduzioni e Lettere
I suoi studi furono incentrati sui classici greci e latini che lo portarono e tradurre opere come “L’Eneide”, “Le Rane” e “La congiura di Catilina”. Le lettere di Alfieri, pubblicate nel 1890, furono considerate non importanti per la letteratura.
Il pensiero letterario dell’autore
Il pensiero letterario di Alfieri si divide tra la corrente dell’Illuminismo e il Romanticismo. Fu influenzato da autori classici come Cicerone e Plutarco e Montesquieu, Voltaire e Rousseau. Per perfezionare il suo italiano approfondì autori italiani e latini, in particolare Dante, Petrarca e Virgilio. Alfieri era definito “uomo di fede romantica”, che si opponeva all’ateismo e lottava le superstizioni e seguiva la dottrina illuminista per l’aspetto dell’assoluta libertà dell’uomo e il rifiuto del dispotismo. Era un vero pilastro del pensiero romantico, ricercava l’autonomia ideologica e amava la solitudine ignorando l’accusa di misantropia.
L’eredità spirituale dell’autore
Alfieri e le sue opere furono assai influenti nel XIX secolo, dove venne lodato e preso come modello da giovani intellettuali e resistenti dell’età napoleonica. Tra i più noti abbiamo Foscolo, definito erede morale di Alfieri, che seguendo la figura dell’autore scrisse opere come i “Sepolcri” e le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”. Si dice che Alfieri avesse elogiato lo stile di Foscolo nelle tragedie.
Giacomo Leopardi, invece, immagina Alfieri come maestro in “Ad Angelo Mai” e lo ricorda nelle “Operette Morali”. Manzoni si ispirò ai principi dell’autore e Carducci lo indicò, insieme a Danta e Machiavelli, come “nume indigete d’Italia”.
Influenza politica di Alfieri
Non solo nella letteratura ma anche nella politica il pensiero e i principi di Alfieri lasciarono il segno. Alcuni patrioti del Risorgimento italiano, tra cui Luigi Provana del Sabbione, abbracciarono i suoi ideali e lo elogiarono, identificandolo come figura anarchica, portavoce dell’individualismo, del pensiero libertario e liberista. Ispirò, nei primi del Novecento, alcune opere di Piero Gobetti come “Elogio della ghigliottina”. Nell’età contemporanea, invece, vi è spazio per le rappresentazioni delle commedie di Alfieri a differenza delle tragedie, ormai non più rappresentate.