
La crisi dell'Io
Pirandello sin da giovane si occupò dell’analisi dell’identità, un profondo studio introspettivo che lo portò a definire la crisi dell’io. Affermava che la nostra identità è composta da diversi frammenti che si possono separare e aggregare, ogni volta che questi elementi vengono uniti insieme si forma una diversa personalità. Da ciò definì che diverse identità possono convivere nello stessa persona.
Secondo Pirandello l’unico modo per recuperare la propria identità è dire la verità senza aver cura del modo in cui essa viene esposta. Questo atteggiamento porta all’isolamento dell’individuo dalla società che lo definisce quindi folle. L’unico modo per recuperare la propria identità è attraverso la follia, tema principale delle opere “Enrico IV” e “Il berretto a sonagli”, il comportamento che Pirandello descrive è incarnato dal protagonista di “Uno, nessuno e centomila”.
L'umorismo
E’ un saggio scritto da Pirandello nel 1908 dove egli sottolinea la differenza tra il comico e l'umoristico. La comicità ha lo scopo di dare un avvertimento sul fatto che la realtà possa essere il contrario di come viene vista agli occhi delle persone. E’ un avvertimento che però non è basato su riflessioni, è solo un percezione che nasce dalla contrapposizione di apparenza e realtà che suscita però una nota di divertimento e risa.
L’umorismo invece idealizza la realtà, smaschera le contraddizioni attraverso il ragionamento. Esso è definito come il sentimento del contrario, attraverso la riflessione si apprende che la realtà è l’opposto di come si presenta, si svelano gli inganni e le illusioni. Viene sottolineato l’assurdo, le contraddizioni e il contrasto tra vita e forma, persona e personaggio. La comicità suscita la risata mentre l’umorismo una riflessione seguita da una nota di compassione e compatimento.
Contrapposizione tra vita e forma
La riflessione di Pirandello sull’opposizione tra la vita e la forma nasce dall’avvicinamento al pensiero di Bergson. Pirandello afferma che, così come l’universo si modifica continuamente, anche la vita si comporta nello stesso modo, cioè è in continuo cambiamento. In questo contesto l’uomo cerca di opporsi a questo divenire cercando di definire e costruire delle forme fisse nelle quali riconoscersi.
Durante questo continuo flusso in divenire l’uomo si ritrova ancorato alle forme da lui scelte che si trasformano in maschere poiché non rappresentano davvero l’uomo. Egli non può riconoscersi nelle maschere poichè è inconsapevolmente sottoposto al cambiamento. L’uomo continua a cercare di riconoscersi in queste maschere per dare un senso alla propria vita, solo il folle riesce a distaccarsi da questa idea e vivere veramente la sua vita.

Il relativismo psicologico
Dall’opposizione tra la vita e la forma descritta nel paragrafo precedente Pirandello sviluppò la teoria del relativismo psicologico. Può essere definito su due dimensioni:
- Dimensione orizzontale, espressa nel rapporto tra le persone;
- Dimensione verticale, cioè nel rapporto tra la persona e se stessa.
A causa delle regole che l’uomo deve seguire all’interno della società, delle forme in cui si trova rinchiuso e delle maschere che indossa costantemente, l’uomo non riuscirà mai a capire se stesso pienamente, né gli altri, tutti sono nascosti dietro una facciata che cela una miriade di personalità. Questo pensiero è infatti racchiuso nel romanzo “Uno, nessuno e centomila”.
La reazione al Positivismo
Pirandello dà tre interpretazioni o meglio reagisce in tre diversi modi al relativismo:
- Reazione passiva: l’uomo accetta passivamente di vivere dietro una maschera, è incapace di ribellarsi come avviene nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”.
- Reazione umoristica: l’uomo accetta di indossare la maschera e vivere secondo il ruolo a lui assegnato ma affrontando questo suo compito con ironia ed umorismo. Gli esempi che rappresentano questa visione sono: “Pensaci Giacomino”, “Il giuoco delle parti” e “La patente”.
- Reazione drammatica: l’uomo si rende conto che la vita che vive secondo il ruolo che gli è stato assegnato non corrisponde alla vita che lui veramente vorrebbe vivere. Questa opposizione lo porterà a sviluppare un senso di disperazione, solitudine e follia. I personaggi che rappresentano bene questo tipo di reazione sono quelli che ritroviamo nelle opere “Enrico IV”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Uno, nessuno e centomila”.